lunedì 30 gennaio 2012
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INNO SARDO
01 novembre 2006 08:53
"Procurad' 'e moderare,
Barones, sa tirannia.
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pè in terra!
Declarada e' gia sa gherra
contra sa prepotenzia,
e cominza' sa passienza
in su popolu a mancare.
Cercate di moderare.
Baroni la tirannia.
Se no, per la vita mia,
Sarete sbalzati a terra!
Dichiarata è già la guerra
Contro la prepotenza,
E comincia la pazienza
Nel popolo a mancare.
Nel 1794 F. Ignazio Mannu esprimeva la sua amarezza per le condizioni in
cui versava l'isola, in 47 strofe che ancora oggi sono considerate la Marsigliese
Sarda. " Il segreto inno nazionale dei Sardi."
Non vi è un sardo che non ne conosca almeno la prima strofa
ANDIAMO AL CINEMA..
IL DIAVOLO VESTE PRADA
Tratto dal romanzo di Lauren Weisberger, uscito in Italia nel 2004.
Regia di IDavid Frankel
Cast: Anne Hathaway, Meryl Streep, Adrian Grenier, Simon Baker, Stanley Tucci, Tracie Thoms, Emily Blunt, Eric Seltzer, Rich Sommer, Stephanie Szostak.
Una new York scintillante, convulsa, frenetica, ma tutto sommato rassicurante: tutti corrono protesi verso appuntamenti, lavori incalzanti in una girandola infinita.
Andrea, una ragazza semplice, col suo ragazzo ed il suo gruppo d'amici vive una vita normale in cerca d'un lavoro di giornalista ma rischia di essere travolta in un ambiente d'alta moda, di arrivisti, carrieristi senza scrupoli.
Maryl Streep è la magnifica virago a capo di questa organizzazione che domina, decide, sottomette chiunque le stia vicino.
Le vite familiari franano intorno a questo mondo rutilante:
- o sottrasi in tempo;
- o girare all'infinito in quell'orbita, impoverendosi spiritualmente ed interiormente.
Una Maryl Streep strepitosa, bravissima, intensa; brava anche l'attrice Anne Hathaway, nel ruolo di Andrea.
Sono per la donna nel lavoro, con impegno,
ben inserita e gratificata,
con dignità e riconoscimento professionale
ma certo,
senza annullarsi come persona,
come donna e nei valori.
Voi cosa ne pensate?
#
Lauzi, un sorriso tra le note.
01 novembre 2006 08:49
"IL POETA"
Alla sera, al caffe,
con gli amici /
si parlava di donne
e motori / si diceva son
gioie e dolori / lui
piangeva, e parlava di te.
"RITORNERAI"
Ritornerai / lo so ritornerai / e
quando tu / sarai con me/ ritroverai
tutte le cose che / tu non volevi /
vedere intorno a te / e scoprirai /
che nulla è cambiato / che sono restato / l'illuso di sempre.
"Almeno tu nell 'universo"
Sai, la gente è strana, prima
si odia e poi si ama /
cambia idea improvvisamente,
prima la verità
poi mentirà, lui / senza serietà,
come fosse niente.
Due mani fredde nelle tue /
bianche colombe dell'addio/
..... Bruno Lauzi
Grazie.
LA SCORTA
01 novembre 2006 08:47
Non è vero che Berlusconi ha fatto solo leggi ad personam.
Ha fatto anche un decreto, ad personam. Un decreto riservato, quasi segreto,
di cui non si sapeva nulla fino a ieri, quando il "CORRIERE" ne ha dato notizia.
Un decreto firmato da Berlusconi il 27 aprile, ovvero 17 giorni dopo le elezioni, quando già sapeva di aver perso il potere, ma era ancora l'inquilino ( sia pure con sfratto esecutivo ) di Palazzo Chigi.
Cosa c'era scritto in quel decreto riservato ? Che i presidenti del consiglio "cessati dalle funzioni" mantengano il diritto alla scorta completa.
Ora, in quel momento, l'unico presidente del consiglio che stava per "cessare dalle funzioni" era proprio quello che firmava il decreto.
Era dunque l'unico che avrebbe potuto usufruire - come poi naturalmente ha fatto - di trentuno uomini di scorta, (31) più 16 ( sedici!) auto blindate,
Certo, se Berlusconi - patrimonio personale, 11 miliardi di dollari - avesse interpretato il ruolo di statista con la stessa eleganza con cui ha interpretato a Marrakech il ruolo del marito ,
quei 31 body -guards e quelle 16 blindate li avrebbe pagati di tasca propria.
Ma l'eleganza non si può imporre per legge (neanche ad personam).
di Sebastiano Messina - da La Repubblica
NAPOLI
06 novembre 2006 21:18
Il grande EDUARDO, a proposito di Napoli, proferì una sola parola "Fujtevenne"
Quando Giorgio Bocca pubblicò il suo libro su Napoli, venne accusato perfino di razzismo.
Si dice che aveva adottato il punto di vista dei Piemontesi, che continua a non capire il mezzogiorno, così come non lo avevano capito gli ufficiali Sabaudi alla fine dell'ottocento.
Ora che la tragedia di una città perduta, è sotto gli occhi di tutti, si potrà dire che lo stato a Napoli e in Campania, per il momento ha perso.
Potrà recuperare, ma non sarà facile spiantare una criminalità così estesa, radicata così prondamente, è diventata , come si dice lì "O'sistema"
Una città e regione strozzate dove non si riesce a raccogliere nemmeno l'immondizia, con i pascoli avvelenati dalla diossina delle discariche abusive, il turismo fugge verso luoghi dove non si rischia di essere rapinati o uccisi, i commercianti depredati dal racket.
L'esercito? Ha ragione Prodi, serve poco.
La verità se vogiamo dirla tutta, è che NAPOLI andrebbe rifondata nella sua economia e nella sua cultura.
"VASTE PROGRAMME" come si dice in Francia..
Da "LA REPUBBLICA" di Corrado Augias
Noi che amiamo tanto NAPOLI,
e abbiamo molti amici napoletani, ci potremo rassegnare ad un destino così catastrofico ??
Mai....
E voi ???????
SU PANE (I° parte)
21 novembre 2006 20:05
Cun sa bertula a coddu, cun sa tasca,
Movidos fin su chito, siccarinos
e tristos sos massagios. Sos terrinos
fini mes'ispozado, e sa frasca.
De sos chercos si fit fattende groga
E nues tristas enian dae mare.
Sos massagios moveini a chircare
Sos boigheddos arestes, cun sa soga
Los podeini collire che a bolu,
Ca parian murones assolados
in sos montes lontanos. Non domados,
A s'istrinta saltein che crabolu.
Cuminzein s'aronzu geniosu
Dae sas baddes finz'a su serragu
In s'aera s'intendia su fiagu
De sa terr'umida, tristu e lamentosu.
Tichirriaiat s'aradu che in pena
A donzi forte accollada de su giuo,
Chi passaiad'in s'aronzu cruo, Unfiende onzi nerviu, onzi vena.
Su logu pariat mortu. Senza ragios
De sole fit su chelu in cussas dies,
E Gennargentu càrrigu de nies
Bidian dae cuss'adde sos massagios.
" SU PANE "
su pane
Con la bisaccia in spalla, con la borsa si mossero presto, segaligni e tristi i contadini.
I terreni erano semispogli e la chioma delle querce ingialliva mentre dal mare giungevano tristi nubi.
I contadini iniziano ad arare la terra , con buoi selvatici che sembrano mufloni e presi al laccio saltavano come caprioli.....
Da "Boghes de Barbagia"
SU PANE (ultima parte)
04 dicembre 2006 19:55
E in mesu a nèbida bianca,
a s'umido de su chelu e de sa terra
medas dies sighein cussa gherra
in sos tristos aronzos de sa tanca.
E supra sa terra aperta, a larga manu
cun modu santu e aria serena,
collindelu dae sa bertula piena,
bettain su sèmene; e su ranu.
Saltaiat cun brio in donzi lea
comente ch'esset biu, esset cumpresu
s'isperu 'e sos massagios tutt'azzesu,
in cussu duru tribagliu 'e pelea.
Iscappein sos boes novamente
a pàschere in su buscu a s'avventura.
Ammanteit su nie onzi coltura
paraiat mortu su logu eternamente.
Ma tue sutta su nie, o trigu santu,
ponias sa raighina coraggiosa,
intantu chi sa terra lagrimosa
pariat un'antigu campusantu.
Neve sul Gennargentu E torreit beranu a Gennargentu
a tottu sa Barbagia novemente,
risplendeit su chelu allegramente
e riccu de tebiòre fit donz'entu.
S'iscazein sos nies in s'altura
e in sas baddes currian sos rios,
nièddos e bulluzzados. Fiorios fin
sos alvures, virde onzi coltura.
Sos massagios bessein a mirare
su bene chi dadu haian'a sa terra
s'aberian sos sulcos perra, perra,
pro pocher s'abbundanzia passare.
Itte gioia, o tristos aradores
cand'azzis bidu goimpidu su fruttu,
ch'hazzis bettadu in sas dies de luttu,
senza cantos e senza risplendores!
E i como in s'arzola soliana,
bianche che una cheia, godides!
E si rinnovan poderes e fides
pro sa ostra fatiga fittiana;
e bellu e valorosu che i s'oro
su trigu intreid'in sas domos tristas
sas feminas regollein sas provistas
cun s'allegria manna intro su coro.
Bandèin a sos molinos sonoros
cun sas cottas prugadas e medidas;
e i sas molas nieddas e famidas
si pienein de farra finz'a oros.
E fattende sa farra alzein cantu
a Deus mannu, a sos massagios tristos
chi, pustis de tant'ispettu e tantos pistos,
a domo attian cussu fruttu santu.
Su pane! Cuddu chi Deus hat lassadu
pro tribagliare e viver d'ogni die,
su pan'e trigu biancu che nie
da onzi umanu corpus disizzadu.
Preparein issios de castagna
fattos de linna sèbera, pulidos
che i sa pratta e che cristallu nidos,
giamein in bighinau una cumpagna.
E preparein bundante sa madrighe
dae sa notte innanti. In sas coginas
croccolein sas bezzas carrafinas
de inu antigu, nieddu che pighe.
E t'impastein o pane! o pane caru
e triballadu, e ti papein caldu
caldu dae su forru, o pane saldu,
bonu che i su nostru coro raru.
di Montanaru
Trad.: Tornò la primavera sul Gennargentu; il cielo splendente e allegro, l'aria tiepida. Si sciolsero le nevi e tornarono a scorre re i torrenti. Gli alberi fiorivano e i contadini uscirono a gurdare i prodotti della terra: che gioia per gli aratori vedere il frutto maturo, coltivato nei giorni di lutto! Ora possono godere nell'aia soleggiata e bianca come una chiesa.
(..) Le donne col cuore colmo d'allegria raccolsero il grano e lo portarono ai mulini dove, facendo la farina, levavano il loro canto a Dio.
Il pane! desiderato da ogni persona.
Preparono quantità di lievito dalla notte precedente e allora, o pane, t'impastarono e ti mangiarono caldo, appena sfornato,
o pane sardo buono, come il nostro cuore straordinario!
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