lunedì 30 gennaio 2012

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San Simplicio di Fausania
10 dicembre 2006 11:54
(Terranova - Pausania : toponimo alto-medioevale con il quale si designò la città romana di Olbia, fino al 1939)





Simplicio di Olbia è il primo vescovo di cui si abbia “certezza” storica in Sardegna ed è l'unico Vescovo sardo ornato della palma del martirio.

Sono meno documentate, invece le notizie sulla vita di questo santo.


* Cesare Baronio scrisse nel Martirologio romano, alla data del 15 maggio del 304 d.C:

    “Fausinae, in Sardinia, sancti Simplici, Episcopi et Martyris;

    qui, Diocletiani tempore, sub Barbaro praeside, perfossus lancea martyrum consummavit.”

    (A Fausiana, in Sardegna, San Simplicio vescovo e martire; il quale al tempo di Diocleziano, sotto il preside Barbaro, trafitto da lancia consumò il martirio)




e la Passio, del XII secolo, redatta dai monaci Vittorini di Marsiglia, lo presenta come vescovo e martire sotto Diocleziano nel 304.


Gli studiosi, in realtà, ritengono storicamente validi solo alcuni elementi:

il fatto che Simplicio fosse un presbitero e che fu martirizzato nell'isola, forse sotto Diocleziano.

Il contesto storico in cui avvenne il martirio di Simplicio è quello degli anni finali del III secolo d.C., tristemente noto come "era dei martiri",

quando furono uccisi tutti i fedeli cristiani che non accettarono di abbandonare il loro credo per tornare alla religione ufficiale romana.


* Altre fonti, invece, lo riconoscono come un sacerdote ma non come vescovo:

    “In Sardinia Simplicii presbiteri”.




Sulla sua esistenza storica non vi sono dubbi, dato che tutti i martirologi ne fanno cenno;

i dubbi sorgono sui suoi titoli, alcuni infatti lo ricordano come vescovo, altri come presbitero, e alcuni non accennano al martirio.


    "Il preside della Provincia romana di Sardegna e Corsica, chiamato Barbaro per la sua empietà e ferocia contro i cristiani,

    dopo aver fatto giustiziare San Saturno a Cagliari, giunse a Fausania,

    dove venne a sapere dell'esistenza di un vescovo cristiano.

    Nel corso del loro incontro, avuto il netto rifiuto di Simplicio di abbandonare la religione cristiana,

    in un accesso d'ira lo avrebbe trafitto con una lancia provocandone, dopo tre giorni di agonia,

    la morte  il 15 maggio del 304 d.C.

    Narra la tradizione che quando Barbaro,

    messosi in viaggio alla volta della Corsica,

    salì su una piccola imbarcazione per passare il mare,

    un vento assai impetuoso lo avrebbe fatto annegare."




Non vi sono purtroppo altre notizie;

mentre il suo culto si affermò nella regione dell'antica città di Olbia e diocesi di Tempio Ampurias, di cui è il patrono.

Nel secolo XI gli venne eretta una chiesa romanica, che è attualmente il maggiore monumento cittadino, costruita interamente in conci di granito, di rudi forme, con facciata di tipo pisano (notevoli sono i capitelli romanici della seconda e dell'ultima colonna sinistra e della quarta colonna destra, ornati da motivi antropomorfi, il primo da teste di capra o muflone), con influssi lombardi.

Sotto l'altare è conservato il busto reliquiario in legno policromo raffigurante il santo titolare, ai cui piedi, in una teca, sono conservate le presunte reliquie del santo, rinvenute nel 1630.

Nel 1993 ad opera di Giovanni Paolo II, la chiesa di San Simplicio assunse il titolo di basilica minore.


Gli olbiesi, molto devoti del loro Santo, celebrano in Suo onore la sagra più festosa della Gallura, il 15 Maggio.


Il nome Simplicio è stato portato da un papa santo (468-483) e da altri undici santi martiri e non;

inoltre dal filosofo neoplatonico del V-VI secolo venuto ad Atene dalla Cilicia,

scrisse importanti commenti alle opere di Aristotele.<
IERRU
21 dicembre 2006 19:54

Carrigu de nieddas temporadas
Benit s'ierru, bezzu. tristu e canu,

E senz'ervas est tristu su pianu,

E sas forestas pàrene brugiadas.


    Non puzzones c'allegren su manzanu
    
    Cun sas milli pibias delicadas,

    Su entu muinat intro sas foradas
    
    E tristos colvos cantan a luntanu.


 Gai est s'umanu istadu rie rie

Fuit s'amare, fuit su cunentu:

Passadt de zuventude cudda die.


    Coment'una die ' e magiu senza entu.

    Ma su dolore, simile a su nie

    Falat continu frittu e lentu lentu.





 INVERNO


Viene carico di temporali, viene l'inverno,

vecchio, triste e bianco, e le pianure si rattristano prive d'erba,

 le foreste paiono bruciate.

Non ci sono gli uccelli a rallegrare il mattino con i mille cinguettii delicati,
il vento turbina fra i burroni,
 mentre lontano cantano i tristi corvi.


Cosi è anche la condizione dell'uomo:

tra un sorriso e un altro l'amore se ne va e finisce ogni felicità;

passa quel giorno di giovinezza

come passa un giorno di maggio senza vento.

Ma il dolore, simile alla neve,

continua a cadere freddo e lento lento.


di Montanaru
FORZA PARIS
23 dicembre 2006 20:53
Care lettrici e lettori di questo blog,

per le prossime Feste vi lascio una poesia del 1930, dedicata al Natale

una "cantone 'e Nadale in logudoresu":


NASCHID'EST di Pietro Casu



1) Nàschid' est in sa capanna

poveritta de Betlè

in sa notte piùs manna

de su chelu s' altu Re.

Torrada:

"Glòria, glòria!" cantan in chelu

lùghidos ànghelos pro s'altu Re.

"Paghe e vittòria", s'as bonu zelu,

ànima pòvera, cantan pro te.



2) E in giru a sa domitta

de anghèlos si falàt

una truma beneitta,

chi 'olende s'allumàt. 5)

E tuccàn de s'oriente

cun s'istella sos tres Res;

l'adoràn devotamente:

"Bambineddu inoghe ses?".



3) E benian sos pastores

incantados, cre non cre,

e in cussos risplendores

appuntan lestros su pe.6)

E abertu su tesoro,

liberales li donàn

cun intzensu, mirra e oro,

e cuntentos sich'andàn.



4) E narat dognun' in coro:

"Bambineddu inoghe so.

Non ti 'atto prata e oro,

ma cust'ànima ti do."7)

E Zuseppe cun Maria

luminosos tottu in se

Li naràn in allegria:

"Fizu, tottu amus pro Te!"





e trascrivo, inoltre gli auguri in Limba sarda unificada che ho trovato su questo sito e che ho piacere di sottoscrivere come auspicio per il nuovo anno:


    "A tottu sos sardos auguramus chi siant derruttas sas turres de sas fabbricas chi ghettant fumos murros in sas agheras.

    Sos pastores si-che leent sos terrinos issoro pro los coltivare e produire in sas maneras prus modernas

    comente faghent in tottu su mundu investinde in sos settores de sos massazos, de sos pastores e turisticos.

    Auguramus chi bi siant prus postos de traballu ligados a custu isviluppu nou

    chi pertocchet sa terra nostra e s’ambiente galu galanu meda che amus....

    Augurios a tottus. Bona Pasca de Nadale. Bon’annu e Felitzidade."




Trad. Auguriamo a tutti i sardi che siano finalmente spente le ciminiere che sprigionano veleno nella atmosfera in modo che contadini e pastori si possano riapropriare delle loro terre per coltivare e produrre con i metodi più moderni cosi come avviane in tutto il mondo moderno, investendo nei settori

agro-pastorale-alimentare e turistico.

Auguriamo nuovi posti di lavoro legati a questo nuovo sviluppo radicato nella nostra terra e nel nostro meraviglioso ambiente....

Auguri a tutti. Buon Natale, buon 2007 e felicità.
2006-2007
01 gennaio 2007 15:47
Vorrei augurarvi

un buon fine anno

ed uno scoppiettante avvio

del 2007


insieme alle mie pelose creature



Mariano IV°
Mariano




Mirtilla  Mirtilla




e  Babouche.  Coniglio nano

Dedicato a Milano
06 gennaio 2007 11:45
Apro il nuovo anno con un omaggio alla città di Milano che da "imprecisati" anni, mi ospita e mi accoglie.

Ho trovato on line questa poesia che vi propongo.



Milano è ancora sogno




    Milano è ancora sogno.

    A volo d'aquila su resti

    di mura e porte,

    un tuffo nel Naviglio e

    camminare tra le case e i vicoli

    più antichi sino ai grattacieli

    moderni.

    Rotaie, percorsi di filobus,

    fiere, bar; Milano nel

    cuore sussurra e invita

    a scoprirla.

    Naviglio pavese E la grigia città si può

    tingere di colori infiniti,

    fa scudo a chi vuole pensare,

    offre calore agli amanti che

    si tengono tra le braccia su

    una panchina in un parco.

    Negozi, uffici, banche...

    e ricordi, scritti in ogni

    casa, in ogni strada.

    Ricordi di milioni di vite

    vissute, intrisi ne sono

    i viali di Milano.

    E splende di chi ne vive

    e s'immola ogni giorno

    agli occhi di turisti, ma'l

    suo cuore resta nascosto

    nel cuore dei milanesi e

    di chi vuole cantare la città

    e sognare,

    in questo mondo che

    si fa di vetro e ferro,

    seduto sulle rive del

    Naviglio o sotto i portici

    delle vie del centro.

    Milano è sempre sogno.




di Paolo Ripamonti
A Grazia Deledda
01 febbraio 2007 20:42
Martedi  6 febbraio 2007  ore 20,30

Spazio  Oberdan,  Via Vittorio Veneto 2, Milano



  

    Concerto per Grazia Deledda



                         con musiche di  Lao Silesu



      Roberto Piana  pianoforte

   Maria Teresa Pasta soprano

 Giancarlo Dettori  voce recitante

    Sabrina Loi  voce recitante



    

     partecipano

      Daniela Benelli,  assessore alla cultura della  Provincia di Milano

     Sergio Mundula, assessore alla cultura della  Provincia di  Sassari.

      introduzione di

      Pierangela Abis, presidente CSCS


    Nell'ambito delle manifestazioni dedicate a Grazia Deledda
    
     nel 70° anniversario della morte e nel 80° del Premio Nobel per la letteratura.

Mio marito mi deve pubbliche scuse
01 febbraio 2007 20:46
di Veronica Berlusconi



 Egregio Direttore



  Con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere nel corso dei 27 anni trascorsi accanto ad un uomo pubblico,

imprenditore prima e politico illustre poi, qual'è mio marito.

Ho ritenuto che il mio ruolo dovesse essere circoscritto prevalentemente alla dimensione privata, con lo
 scopo di portare serenità ed equilibrio nella mia famiglia.

Ho affrontato gli inevitabili contrasti e i  momenti più dolororosi che un lungo rapporto coniugale  comporta con rispetto e discrezione.


Ora scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni  svolte da  mio marito  nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna  dei Telegatti,  dove,  rivolgendosi ad alcune delle signore
 presenti,  si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili:

    "...se non fossi gia sposato la sposerei subito "

    " con te andrei ovunque...."





 Sono affermazioni che interpreto come lesive della mia dignità,  affermazioni che per l'età , il ruolo politico e sociale,

 il contesto familiare ( due figli da un primo matrimonio e tre figli del secondo) della persona da cui provengono , non possono essere ridotte a scherzose esternazioni.



 A mio marito ed all'uomo pubblico  chiedo  quindi pubbliche scuse, non avendone  ricevute  privatamente, e con l'occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne,  debba considerarmi  "La metà di niente".



 Nel corso del  rapporto con mio marito ho scelto di non lasciare spazio al conflitto coniugale , anche quando i suoi comportamenti ne hanno creato i presupposti.
 

    Questa linea di condotta incontra un unico limite: la mia dignità di donna che deve costituire anche un esempio per i propri figli,  diverso in ragione dell'età e del  loro sesso .
    ..................................  RingraziandoLA .....

    V. B.
    

    
    

    
        Lettera a La Repubblica

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