lunedì 30 gennaio 2012

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A parte le sagre, merita sicuramente la tradizione antichissima de

 "Su foghilone de Santu Ciuanne",


nella notte tra il 23 e il 24 giugno: nei vari rioni, si accendono, con la pianta chiamata "su calacasu" (un piccolo cespuglio, dal profumo forte con foglie piccole e il fiore dal color giallastro) grandi dei fuochi in onore di S. Giovanni.

Ogni abitante rivolge l'invito ad una persona, che poi rimarrà "comare" o "compare" per tutta la vita, con molto rispetto e, prendendosi sottobraccio saltano nelle fiamme per 3 volte, recitando la seguente filastrocca:

"A Santu Ciuanne unu,

a Santu Ciuanne duos,

a Santu Ciuanne tres :

compares e comares a chent'annos".
 #
Preghiera in lingua sarda



di Mores



Sos Anghelos



Su lettu meu est de battoro ispuntones,

battoro Anghelos si bi ponent

duos in pes, duos in cabitta

Nostra Signora a costazu mi istat

E mi narat "Drommi e reposa

No appas paura de mala cosa

Chi già b'est Deus

Narcisu e Matteu, Luca e Giuanne

Su falsu nemigu mai ti ingannet

Cristu vivat, Cristu regnat,

Cristu da ogni male nos defendat".





traduzione de GLI ANGELI


Il mio letto ha 4 angoli

ai quali si appoggiano 4 angeli:

due ai piedi, due nella testata.

La Madonna sta al mio fianco

e mi dice: "dormi e riposa,

non aver paura di nulla

che c'è Dio,

Narciso, Matteo, Luca e Giovanni.

Non t'inganni mai il falso nemico.

Cristo viva e Cristo regni

e ci difenda da ogni male."


(Bardaneri, va bene così?)
 #
SORU & la destra





Ispirata da un post di VIQUE, comparso sul Giramundo, trascrivo uno stralcio dall'articolo di Alberto Mingardi, apparso su Libero, per confrontare i pareri.


    "Diavolo d'un Soru!

    Ha da mesi un'idea fissa: la disinfestazione della Sardegna dal  turismo smargiasso e arruffone con l'obiettivo d'una sua preservazione a vantaggio dei sardi futuri.

    La bellezza delle coste merita attenzione ed è un dovere tramandare ai nostri figli le meraviglie (...) che abbiamo ereditato. La Sardegna occupa un posto di rango.

    Lo stesso scopo però può essere perseguito in modi diversi: con la carota o col bastone. Soru è del partito della "mazza da Baseball" possibilmente piantata tra i denti dell'avversario. Così, dopo aver varato una giustamente discussa tassa sul lusso... ora il governatore mette mano alla più classica delle armi: l'ESPROPRIO, stavolta non proletario, ma naturistico, ambientale.."

    da Libero 17 Settembre 2006


Come sono incazzati!!!!



Condivido in pieno ciò che Soru fa in questo momento,

anzi, lo esorterei a perseguire fino in fondo questi obiettivi

per tutelare la sardegna da ulteriori speculazioni.


E voi, cosa ne pensate?

 #
Ninna nanna in lingua sarda
27 settembre 2006 17:03




Ninna nanna di Ittireddu



A duru duru, at nadu su babbu,

chi l'ada a giughere a sa festa a caddu,

e l'ada a ponnere unu fioccu in testa,

e a caddu l'ada a giughere a sa festa.


A duru duru, at nadu su babbu,

chi l'ada a giughere a sa festa a caddu,

a sa festa de salighe muru

a duru duru, a duru duru.





A duru duru, Tia mariola

chi l'ada alciadu sas coas su 'entu

e da chi s'ad bidu su maridu tentu

da si l'ad fatta una bella cassola.
" I quattro mori (bator mòros), l'orgine dello stemma sardo"


   Dedicato ad ALPHAMU




   Lo stemma sardo è un relitto del periodo spagnolo, la cui origine ha potuto essere soddisfacemente chiarita solo dalle più recenti ricerche  (Luisa d'Arienzo, 1984). Nel 1281 Pietro III°,  re d'Aragona, aveva introdotto un nuovo emblema di sovranità, che per lungo tempo fu usato come sigillo della cancelleria reale  Aragonese: uno scudo bianco con la croce di San Giorgio e le teste di quattro mori, come simbolo dei quattro stati soggetti alla Corona d'Aragona, che erano sorti dalle guerre della " Reconquista"  (la riconquista dei territori spagnoli gia assoggettati dagli Arabi).

Per questa ragione in seguito le quattro teste furono anche raffigurate con una corona reale o una benda frontale  bianca, come segno di regale dignità.

 In occasione dell'unificazione dei due regni di Aragona e Castiglia, alla fine del XV°  secolo lo stemma passò al Regnum Sardiniae, poichè fino a quel momento la Sardegna dal punto di vista araldico era una terra incognita.

  Solo nel  XVII°  secolo Filippo IV° di Spagna conferì allo stemma carattere ufficiale  (p. es. nel conio di monete della zecca di Cagliari ).  Evidentemente egli voleva così "piantar bandiera" nel vero senso del termine sul suolo sardo,  dove l'origine Iberica dei quattro mori era ben nota, poichè sull'isola fremevano i moti autonomistici, culminati con l'assassinio del vicerè nel 1668.

  I quattro mori con la benda frontale rimasero anche sotto i Savoia, lo stemma del Regnum Sardiniae; compaiono ancora nel 1842

p. es. sulle monete di rame di  Carlo Alberto e solo nel 1861 furono sostituiti dal tricolore del REGNO d'ITALIA.

 Ora, solo per un errore nella riproduzione dei modelli originali era comparsa nel XIX°  secolo una falsa versione,  con la  benda  bianca sugli occhi invece che attorno  alla fronte.

 E appunto come simboli di vittoria dei quattro Giudicati sardi nei primi secoli del Medioevo, al tempo delle guerre di difesa contro la flotta Islamica. In questa versione i quattro mori, ciechi com'erano,  nel 1921 furono adottati come emblema dal Partito Sardo d'Azione e infine nel 1952 furono ufficialmente  consacrati come stemma della Regione Autonoma di Sardegna.



 Tratto da   " SARDEGNA "   di Rainer Pauli.

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