lunedì 30 gennaio 2012

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LA COSTA DEL SILENZIO
04 agosto 2006 05:47
Tratto da http://www.sardi.it/sardegna/silen1.htm


La chiamano Costa Verde perché gli arbusti di lentischio e corbezzolo scendono fino al mare offrendo protezione a una colonia di cervi in continua crescita, che trova cibo e tranquillità al riparo di valli e dune di sabbia.

Ma si potrebbe chiamarla anche costa del silenzio, come quei villaggi, molti dei quali abbandonati, che per decenni hanno rappresentato la grande epopea della miniere, cominciata cinquemila anni fa con i fenici, proseguita sotto i Romani fino agli spagnoli e ai giorni nostri.



 Il silenzio: quello dei palazzi fatti costruire da imprenditori inglesi, tedeschi e francesi nell'Ottocento e all'inizio del Novecento, quello delle gallerie dove faticavano migliaia di minatori compresi donne e bambini, quello degli impianti che costituiscono uno degli esempi più affascinanti di archeologia mineraria.


Pan di Zucchero - Nebida-


E soprattutto il silenzio delle spiagge, lunghe lingue di sabbia che si distendono per chilometri, interrotte da scure scogliere. Frequentate da turisti che cercano soprattutto tranquillità, perché questi territori non sono stati ancora aggrediti dall'urbanizzazione selvaggia che ha cambiato il volto di molti litorali della Sardegna.


    La Costa Verde offre uno dei paesaggi più affascinanti di tutto il bacino del Mediterraneo.



Perché da nessuna altra parte è possibile ammirare un tale concentrato di sensazioni, offerte da pezzi di archeologia mineraria e da una natura superba che si fondono in un'atmosfera insieme misteriosa e malinconica.

Qua trovate le informazioni per raggiungere le bellissime spiagge: http://www.sardiniapoint.it/3511.html
La nonna e quattro gattini ..
04 agosto 2006 05:44
... La giornata inizia, più o meno alle 05,00 con miagolii e sollecitazioni varie degli amici - nipoti-? affamati.

  Distribuzione del cibo, con grande attenzione alle priorità.

I piccini impazienti per primi (Mariano e Mirtilla).


  Poi" Matt" sinuoso e imponente, mangia con buon appetito.


"Selvaggia" assisa sul tavolino del salotto, aspetta con regale sussiego..la sua pappa!



    Mangiano tutti bene, ma bisogna stare attenti ai lupotti- Mariano e Mirtilla - i piccini che piano piano si insinuano tra "Matt e Selvaggia" per mangiare anche il loro cibo -Famelici!

     sono in crescita , dico io

      Ma questi, sdegnati, si allontanano.. offesi per "Lesa Maestà"!!

    ..Per poi tornare dopo che son riuscita a tenere a bada i disturbatori


   Sono sereni e con loro la loro nonna..


     Buon viaggio alla loro" MAMMETTA" che è in giro per L'Indocina....
Previti: la condanna alla bontà
07 agosto 2006 16:55
Affidato ad una badante.

    Condannato ad essere buono,a deporre la loscaggine che lo ha reso famoso.


    Povero Previti, bisognerà persino compatirlo.

 per lui che si è costruito una reputazione da canaglia assoluta, sarà infatti la fine di tutto.


  Anche perchè, tra le conseguenze dell'affidamento ai servizi sociali, ci sara' certamente la perdita degli amici più cari,


  non potendo infatti frequentare pregiudicati, l'onorevole avvocato dovrà evitare,
  Marcello Dell'Utri, e non solo fisicamente, ma neanche  inviargli un sms,


 E presumibilmente neanche elementi soggetti a procedimenti penali, come è,

    senza offesa, Silvio Berlosconi.


 Merita davvero la solidarietà di chi come noi lo ha avversato, con forza,

    anche se, sempre, senza rancore.



 

    La legge parla chiaro; L'affidamento verrebbe subito revocato dal tribunale di sorveglianza,
    
    se il reo intrattenesse rapporti di qualsiasi natura
       con altri condannati.



   Di e da: francesco Merlo - Da "La Repubblica"
Sa inza abbandonada
25 agosto 2006 23:01
Binza Mia

  
" Binza non ses comente t'apo idu

 Un'annu a Santu Miale, a prim'intrada,

 Tottu de una niedda carrigada

 Risplendente in s'atonzu coloridu,

 Cun babbu e mamma mia fi'enidu

 e un'ischera de binnennadoras,

 De rugiu estias tott'incantadoras,

 In sa niedda e limpida mirada.


 


     Donzi fundu fit carrigu a ispantu

                Chi tott'u a terra frittiat sa ide;

                 Nende pariat: omines benide

                 A tastare su fruttu meu santu.

                Sas femminas cuminzein'unu cantu

               Seriu e dulche che pregadoria;

               Giutende in conca cobres d'iscraria,

               S'ispargheit sa bella cambarada.



  Cantigos D'Ennargentu

 
    Boghes De Barbagia




Ringrazio NHEIT e ne trascrivo la preziosa traduzione:



Vigna mia

non sei più quella che un tempo ho visto all'entrata diSantu Miali .

Carica di neri grappoli

limpida visione risplendevi

dei colori di ruggine autunnale .

Ero venuto con mamma babbo

e una schieravendemmiatori.

Stupivano i ceppi carichi

di grappoli pesanti

che accarezzavano la terra

e sembravano dire

" Venite gente

ad assaggiare

il mio frutto santo"

Le donne intonavano un canto dolce e intenso come una preghiera . Si sistemavano sulla testa i cesti di asfodelo,

e in allegri gruppi

si sparpagliavano per la vigna
RICORDI D'INFANZIA



A maridu meu.



Buddusò è un paese di 4200 abitanti (Buddusoini), situato nel Logudoro, in provincia di Olbia-Tempio, al confine della provincia di Nuoro, a 700 m d'altitudine.

Il suo territorio presenta segni di insediamenti umani fin dalla preistoria e al periodo romano risalgono le tracce del centro romano Caput Tyrsi presso le sorgenti del Tirso.

Le notizie relative alla presenza di un villaggio identificabile con quello attuale risalgono al periodo medievale.

Dal secolo XI e fino al 1272 fece parte nel Giudicato di Torres della Curatoria di Lerron occupata dalla seconda metà del XIII secolo dal giudice d’Arborea.

Con la conquista dell’Isola da parte dei Catalano-Aragonesi (1420) le sue vicende rimasero legate fino al 1843 alla signoria di Oliva.


FONTE:  www.monteacuto.it




Il borgo di Buddusò, circondato da sugherete, è famoso in tutto il mondo per il granito che costituisce una delle fonti principali di reddito per molti abitanti.

L’abitato conserva ancora integri gran parte dei caratteristici edifici ottocenteschi in granito.




Varrebbe la pena visitare questo paese in occasione delle sagre campestri e feste patronali, organizzate da un comitato (Sos Socristantes) aiutato anche da altri volontari che provvedono a reperire i fondi necessari alla festa, casa per casa, chiedendo delle offerte ad ogni abitante.


Proprio oggi, per chi facesse in tempo ad avvicinarsi, si festeggia Santa Reparada, conosciuta  da secoli, molto allegra e folkloristica, tale da attirare ogni anno migliaia di turisti perché viene offerto a tutti il cibo.


    "La domenica a pranzo si cucinano le interiora di carne bovina e la sera del vespro si fa la minestra chiamata per tradizione "su brou de sas concas" .

    Il lunedì e' festa grande: dopo le celebrazioni religiose, a pranzo si fa lo spezzatino con il brodo chiamato "sa cassola", servito all'antica nei piatti in ferro-smalto bianco, ad ogni famiglia o gruppo di amici che prende posto sotto maestose querce da sughero e lecci.

    Subito dopo ci si diverte con i balli tipici, le sfilate in costume sardo e con i canti del coro di Budduso'. .

    Si da inizio alle danze! Divertimento assicurato sino a tarda serata; poi se qualcuno non ha voglia di ballare ci sono tantissime bancarelle di giochi, vestiti, torrone, ecc. che fanno passare il tempo e sono anche un po' occasione di socializzazione.

    Infine il martedì la carne dei bovini che avanza viene divisa e venduta alla popolazione che ne ha fatto richiesta."



(un tempo veniva redistribuita tra gli abitanti che avevano dato il contributo per la realizzazione della festa)




La festa patronale comprende le ricorrenze dei Santi ANASTASIA, Quirico e Ambrogio, coprendo un'intera settimana di festeggiamenti.

La processione di S. Anastasia, festeggiata 2 settimane dopo la Festa di S. Reparada, prevede la sfilata di costumi tradizionali sardi, balli in piazza, canti a tenore, a chitarra, suonatori di fisarmonica e launeddas.

I presenti si procurano una seggiola dalle proprie abitazioni e si preparano ad assistere alla gara poetica in lingua sarda (dispute in versi tipici della tradizione isolana, dove due o piu' improvvisatori- ricordiamo i grandi Piras, Tuccone e Sotgiu- si cimentano su argomenti scelti e comunicati loro solo all'inizio della manifestazione).

Non manca il momento del gioco e delle competizioni sportive, tra cui anche le gare degli asini..!



San Quirico, il Santo Bambino martirizzato, compatrono di Buddusò, si festeggia nella stessa settimana, quando una  processione  porta il simulacro del Santo per le vie del paese e, dopo le Messe iniziano i festeggiamenti civili, con sfilate di costumi, balli sardi in piazza, sfilata dei cavalli con le coppie in costume, canti ....e l'invito per un caffè vino o dolci per tutti i presenti, nei locali dietro la chiesa, da parte della "Socristantìa".




Il giorno successivo alla festa di San Quirico, inizia quella di San Ambrogio.

    "L'antica chiesa del Santo, risalente al primo millennio, è situata in campagna, nell'estrema periferia del paese.

    E' costruita con pietre di granito squadrate e non, legate non con la malta cementizia ma con il fango, proprio come i nuraghi!

    All'esterno presenta dei contrafforti di notevoli dimensioni; ed e' sprovvista di finestre ma presenta delle feritoie.

    La festa si anima dopo la messa ed inizia con la sfilata a cavallo dove i cavalieri per tradizione fanno finta di andare sopra la gente che porta in processione il santo intorno alla chiesa, giro che fanno per 2 volte."




A pranzo si invita la popolazione a mangiare, dove partecipano tutti i gruppi folk dei paesi circostanti pranzo invitato da "Sos socristantes".

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